Ti è mai capitato di fronte a qualche situazione di preoccuparti in modo eccessivo e di provare un livello di tensione e nervosismo tale da stare male? La causa di tale disagio si chiama ansia. In Italia ne soffrono 16 persone su 100 in prevalenza donne in una fascia d’età compresa fra i 30 e i 55 anni. L’ansia tuttavia non è sempre dannosa, rappresenta infatti un campanello d’allarme che ci mette sul “chi va là” nelle situazioni di pericolo, ci orienta, ci stimola a realizzare i nostri obiettivi e a migliorare le nostre performance. Tuttavia quando questo meccanismo ci allerta in modo troppo intenso e continua a persistere anche dopo la fine di eventi potenzialmente ansiogeni, si parla di un’ansia patologica che può arrivare a compromette le nostre capacità operative e di giudizio.
Quali sono i sintomi dell’ansia? Nell’ansia abbiamo la presenza sia di sintomi psichici che fisici. Psicologicamente compaiono: tensione, nervosismo, difficoltà di concentrazione, difficoltà a rilassarsi, ad addormentarsi o ad avere un sonno sereno, eccessiva preoccupazione per sé e per gli altri, insonnia, facilità al pianto. L’ansioso vive in un costante stato di allarme e di tensione che lo induce da un lato a temere disgrazie, incidenti e insuccessi e dall’altro a non tollerare le attese e le situazioni competitive. I sintomi somatici dell’ansia possono interessare tutto il corpo: palpitazioni, vertigini, nausea, aumento della sudorazione, emicranie, debolezza, tremori, aumento della frequenza respiratoria, coliti.
Ma perché alcune persone sembrano avere livelli di ansia non particolarmente elevati ed altre invece possono arrivare a sviluppare un vero e proprio disturbo? Il motivo è dovuto ad una combinazione di cause: in primis la genetica, ci sono persone che geneticamente sono più predisposte a sviluppare un problema di ansia di altre; secondariamente ciò che influenza il nostro livello di ansia è il modo in cui viviamo e ci approcciamo agli eventi.
Tutte le persone che soffrono di ansia spesso tendono ad aspettarsi il peggio. Il modo in cui la persona ansiosa reagisce agli eventi è in gran parte legato alle aspettative e alle assunzioni che detiene circa situazioni particolari. Alcune di queste aspettative e assunzioni non possono che essere dannose: “so che sta per accadere qualcosa di terribile, “non riesco a concentrarmi e questo sta condizionando tutta la mia vita”, “sarò sempre in ansia”, “la mia preoccupazione mi farà impazzire”. In genere, queste aspettative sono state costruite nell’arco di anni, tanto che a volte sembrano automatiche; esse, tuttavia, hanno implicazioni profonde su come ci si sente e su come ci si comporta.
E’ importante riconoscere che tali modelli di pensiero sono inutili abitudini e che le abitudini possono essere modificate con tecniche specifiche e pratica; identificare i pensieri inutili associati all’ansia è il primo passo per cambiare il modo di pensare. La Terapia Cognitivo Comportamentale è considerata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità il trattamento più efficace per superare i disturbi d’ansia. L’ obiettivo del trattamento è trasferire strategie e abilità cognitive, emotive e comportamentali per fronteggiare il problema dell’ansia.